Decreto sicurezza: dopo le proteste dei sindaci, la regione si prepara a presentare ricorso

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Dopo le proteste dei sindaci dell’Emilia Romagna contro le disposizioni previste dal decreto sicurezza, voluto dal vicepremier leghista Matteo Salvini, si muove la presidenza della regione. La preoccupazione in merito a livello dei servizi offerti da ogni singolo Comune è arrivata fino a viale Aldo Moro dove si stanno studiando a fondo gli incartamenti.

Il governatore della regione Stefano Bonaccini resta aperto a presentare un ricorso dell’Emilia Romagna alla Corte Costituzionale per quanto concerne il decreto Salvini. Il problema riguarda l’accesso ai servizi sanitari da parte dei migranti. La sanità è una materia di competenza regionale e non statale e per tale motivo si parla di incostituzionalità del decreto. L’Emilia Romagna resta un po’ indietro rispetto ai toni dei governatori di Piemonte e Toscana, rispettivamente Sergio Chiamparino e Enrico Rossi, che hanno già annunciato il ricorso politico.

È necessario andarci con i piedi di piombo visto che il decreto prevede diversi punti controversi, tra cui la cancellazione dei migranti dai registrati dalle anagrafi comunali. Se una persona non è iscritta nel registro, questa non potrà avere accesso ai servizi sanitari e alle cure. Se la conseguenza dell’applicazione del provvedimento dovesse esser questa. L’Emilia Romagna si dice pronta a presentare ricorso. Avere delle persone sul territorio che non possono accedere ai servizi significa mette in grave pericolo anche tutti gli altri cittadini.

Bonaccini è però anche il presidente della Conferenza Stato Regioni, comprese ovviamente quelle a governo leghista come Veneto e Lombardia. Per tale ragione, il presidente non può esporsi troppo dalla parte degli amministratori locali contro il Viminale. Inoltre, la regione però non ha potere decisionale in merito all’accoglienza che spetta invece ai Comuni e ai distretti metropolitani a dovere gestire le conseguenze dell’eliminazione dello Sprar.

Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti ha dichiarato negli ultimi giorni che i contenuti del decreto Sicurezza a firma gialloverde sono pericolosi. Il primo cittadino teme che il decreto avrà gli affetti di una bomba sociale. Gli stranieri per le strade aumenteranno e, di conseguenza, anche la criminalità, cosa che invece il decreto dovrebbe diminuire. Insomma, decreto sicurezza solo nel nome e non nei fatti. Al Viminale, il ministro non si rende conto di cosa vuol dire gestire i richiedente asilo sul territorio che non sono però riconosciuto dallo Stato Italiano. Il decreto Salvini è contro gli italiani e contro le città, tuona Pizzarotti, facendo aumentare la clandestinità e tagliando le gambe a progetti ben funzionati che puntano alla integrazione, come dimostrato dai dati raccolti negli anni precedenti.

A replicare a Pizzarotti, agli altri sindaci e anche al consiglio regionale a maggioranza Pd arriva il vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna; il leghista Fabio Rainieri. Il rischio della presentazione del ricorso contro il decreto sicurezza significa rinunciare alla giustizia che emiliani e romagnoli attendono. Sono i cittadini a pagare le tesse per il servizio sanitario di cui poi usufruiscono i migranti, bruciando i fondi e facendolo funziona sempre peggio.

 

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