I trattamenti rigenerativi per la cura delle patologie degenerative ortopediche

Trattare in maniera adeguata le malattie degenerative che interessano le articolazioni e le ossa non è semplice. Utilizzando le metodologie di intervento tradizionali si corre il rischio di sottoporre i pazienti ad una riabilitazione lunga e dolorosa. Negli ultimi anni, fortunatamente, ha preso piede la medicina rigenerativa, che garantisce risultati d’eccellenza, attraverso l’impiego di trattamenti mini-invasivi. Scopriamo tutti i dettagli grazie ad un esperto del settore, il Dott. Carmine Naccari Carlizzi.

Medicina rigenerativa: l’ultima frontiera dell’ortopedia

Negli ultimi anni si ricorre sempre più spesso alla medicina rigenerativa in ortopedia al fine di contrastare il dolore e la disabilità che viene causata dall’artrosi, nonché dalle malattie muscolo-tendinee. Nella maggior parte dei casi queste patologie sono dovute ai naturali processi di invecchiamento a cui sono soggetti tutti gli individui.

Tuttavia possono essere determinate anche da atteggiamenti posturali scorretti, da eventi traumatici e da  overuse da microtraumi ripetuti negli atleti professionisti. La medicina rigenerativa ha come obiettivo quello di favorire la guarigione e di attenuare la sintomatologia causata da tali malattie, intervenendo sui processi cellulari di guarigione.

Le possibilità terapeutiche sono diverse: infiltrazione di cellule mesenchimali prelevate da tessuto adiposo, inoculazione di plasma ricco di piastrine (PRP) ed infiltrazione di cellule mononucleate (TNCs). Ovviamente, l’impiego di ciascuna di queste tecnologie dipende dal tipo di patologia da trattare.

Infiltrazione di plasma ricco di piastrine (PRP)

In caso di artrosi lieve, lesioni muscolari, lesioni tendinee e tendinopatie croniche, è possibile ricorrere all’inoculazione di plasma ricco di piastrine che, come ci tiene a precisare il Dott. Naccari Carlizzi, Ortopedico e Medico dello Sport, che si avvale di questo strumento terapico da diverso tempo, rilascia fattori di crescita piastrinici che stimolano la riparazione dei tessuti.

Ciò avviene richiamando cellule staminali residenti che favoriscono la guarigione del tessuto rigenerato. In questo modo i tempi di guarigione si riducono drasticamente. Ma che cosa prevede la procedura? Pima si esegue un prelievo di sangue, nelle misura più indicata per il paziente. Poi il sangue viene centrifugato per garantire una prima separazione e successivamente fatto passare in un lettore che riesce a selezionare esclusivamente il PRP addizionato.

A questo punto il plasma ricco di piastrine è pronto per essere infiltrato. Questa procedura prevede l’impiego di specifiche tecniche ortopediche e dura nel complesso circa 20 minuti. Per maggiori informazioni basta leggere questo articolo, in cui il Dott. Naccari Carlizzi parla della cura delle patologie degenerative ortopediche tramite infiltrazioni di PRP.

Infiltrazione di cellule mesenchimali da tessuto adiposo

Estremamente utili in campo ortopedico sono anche le cellule mesenchimali, come ci tiene a precisare il Dott. Naccari Carlizzi, in quanto consentono la spontanea rigenerazione dei tessuti. Si tratta di cellule staminali indifferenziate, progenitrici delle cellule che compongono i diversi tessuti del corpo umano. Le MSC venivano estratte inizialmente esclusivamente dal midollo osseo. Tuttavia si è capito che sono presenti anche nel cordone ombelicale, nel sangue periferico e nel tessuto adiposo.

Negli ultimi anni, proprio quest’ultimo viene prediletto per il prelievo di queste particolari cellule staminali, poiché garantisce una maggiore facilità di accesso rispetto agli altri tessuti, una minore invasività ed una più alta concentrazione. Di norma l’infiltrazione delle cellule mesenchimali da tessuto adiposo è indicata per trattare lesioni tendinee, difetti cartilaginei focali, tendinopatia cronica ed osteoartrosi precoce e di grado moderato.

L’intervento viene attuato in anestesia locale e prevede il prelievo di una piccola parte di tessuto adiposo dal paziente, che viene opportunamente purificato, in modo da separare le MSC dai prodotti di scarto. L’innesto in corrispondenza del tessuto da trattare, che viene attuato tramite l’impiego di siringhe specifiche, permette al paziente di riprendere nell’immediato le attività quotidiane. La durata della procedura è di circa 30 minuti e viene attuata in un ambulatorio chirurgico o in una sala operatoria.

Infiltrazioni di cellule mononucleate

La medicina rigenerativa si avvale anche di cellule mononucleate in caso di cisti ossee, innesti ossei, lesioni cartilaginee, muscolari e tendinee, osteonecrosi e pseudoartrosi. Questo particolare tipo di cellule, che si trovano nel sangue periferico e nel midollo osseo, favoriscono la riparazione e la rigenerazione dei tessuti.

La capacità rigenerativa di cui dispongono è davvero spiccata, in quanto si tratta di cellule dall’elevata plasticità. Il bello di queste cellule è che riescono a differenziarsi ed a trasformarsi in un nuovo tessuto in grado di andare a sostituire quello alterato, attraverso l’attivazione delle cellule staminali residenti. La procedura, anche in questo caso è semplice, ma deve essere attuata da un esperto.

Di fatto prevede il prelievo di sangue venoso tra 60 e 120 cc. e la sua introduzione in un kit monouso sterile, che ne consente la filtrazione. Una volta ultimata questa operazione è possibile procedere con le infiltrazioni a seconda delle necessità.

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